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Dr.ssa Elena Zamagni
Ricercatore in Ematologia presso l’Istituto “Seragnoli” dell’Università di Bologna
Il Mieloma Multiplo (MM) è una neoplasia ematologica che interessa le plasmacellule, un tipo di globuli bianchi prodotto dal midollo osseo e destinato alla produzione di anticorpi, normalmente in corso di infezioni. Il MM è caratterizzato da un accumulo anomalo di plasmacellule maligne (in quanto mutate da un evento oncogeno) nel midollo osseo, che provoca:
Infatti, nel tessuto osseo sano, l’osso viene continuamente degradato e sostituito per garantire un’appropriata solidità e rigidità dello scheletro. Le cellule che riassorbono l’osso esistente sono gli osteoclasti e quelle che lo producono sono gli osteoblasti. In un adulto sano non più in fase di crescita, la percentuale di riassorbimento osseo bilancia quella di rigenerazione, in modo tale che la massa ossea rimanga costante. Nei pazienti con MM, l’attività degli osteoclasti è disaccoppiata da quella degli osteoblasti e questo causa un maggior riassorbimento osseo rispetto alla sostituzione/neo-apposizione. L’effetto clinico è la malattia ossea osteolitica, una delle complicanze più temute del mieloma.
Il mieloma viene chiamato mieloma multiplo (MM) perché interessa comunemente siti multipli dell’organismo, per lo più nello scheletro (ex malattia di Kahler, dal nome del Dr Otto Kahler, il medico Austriaco che ha descritto per primo la malattia).
Ogni cellula dell’organismo deve seguire un codice di comportamento in base al quale si divide solo quando necessario, si differenzia quando richiesto e muore quando l’organismo lo impone. Questo codice di comportamento cellulare è necessario per preservare la salute di un complesso organismo multicellulare come il nostro. Il controllo delle singole cellule avviene attraverso particolari proteine che promuovono o inibiscono un determinato comportamento cellulare.
Ad esempio, se una cellula svolge un ruolo utile, le proteine promuovono la sua sopravvivenza. Quando la cellula non è più necessaria, l’organismo aumenta la quantità di proteine che inducono la sua morte. Analoghi meccanismi regolano i processi di divisione e differenziazione cellulare.
Oggi sappiamo che le neoplasie come il MM sono causate da danni acquisiti a queste proteine, causa di alterazioni nella crescita e differenziazione. In pratica una cellula tumorale non rispetta più il normale codice di comportamento, crescendo nel momento meno opportuno e nel posto sbagliato e non differenziandosi per eseguire una funzione utile.
L’International Myeloma Working Group ha raccomandato una nuova Classificazione delle gammopatie monoclonali, basata sul livello/concentrazione della proteina M nel siero, sulla percentuale di plasmacellule nel midollo osseo e sulla presenza/assenza di alterazioni d’organo o di tessuti correlate al mieloma. Questa classificazione definisce i criteri per: gammopatia monoclonale di significato indeterminato (MGUS), mieloma asintomatico, mieloma sintomatico, plasmocitoma solitario dell’osso, plasmocitoma extramidollare, leucemia a plasmacellulare.
In particolare, la gammopatia monoclonale di significato indeterminato (MGUS) è caratterizzata dalla presenza della proteina monoclonale (proteina M) senza evidenza di plasmacellule, sintomi o danno d’organo. La MGUS, quindi, non è una patologia tumorale, ma è assimilabile a una condizione pre-tumorale. I pazienti con MGUS non devono essere trattati, ma monitorati regolarmente per valutare l’eventuale progressione. La MGUS si osserva in circa il 3% dei soggetti di età superiore ai 50 anni e può progredire a mieloma o ad altre neoplasie correlate (percentuale dell’1% per anno).
Il mieloma viene definito asintomatico o mieloma indolente in caso di riscontro di proteina M nel siero e/o di plasmacellule nel midollo osseo, in quantità maggiore rispetto alla MGUS, ma senza evidenza di criteri CRAB (dall'inglese: increased Calcium, Renal insufficiency, Anaemia, or Bone lesions): ipercalcemia, insufficienza renale, anemia e malattia ossea. Nel mieloma sintomatico sono presenti contemporaneamente: proteina M nel siero e/o nelle urine, plasmacellule clonali nel midollo e almeno uno dei criteri CRAB.
La causa del mieloma, come per la maggior parte dei tumori, non è a tutt’oggi nota. Ciononostante, negli ultimi 10 anni gli studi hanno fornito importanti informazioni su come si sviluppa il mieloma multiplo (MM) e su alcuni dei fattori coinvolti nella sua progressione.
Al momento gli unici fattori di rischio noti per il MM sono l’età avanzata, la razza nera, il sesso maschile, una storia familiare di neoplasie di tipo linfoide e la diagnosi di gammopatia monoclonale di significato indeterminato (MGUS).
Inoltre, come per altri tumori, anche il MM è una patologia stimolata dall’accumulo di mutazioni genetiche e anomalie citogenetiche caratteristiche, che portano all’alterazione dei meccanismi di crescita e di morte cellulare. Anche se non esiste un’unica mutazione genetica specifica per il MM, la malattia è associata a un gruppo specifico di anomalie genetiche che non vengono osservate in altre neoplasie maligne.
Il mieloma rappresenta il secondo tumore ematologico in ordine di frequenza (circa 1% di tutti i tumori e 10% delle neoplasie ematologiche).
Le stime per l’Italia indicano un totale di 2.315 nuovi casi diagnosticati ogni anno fra i maschi e di 2.098 fra le femmine.
Il rischio di avere una diagnosi di mieloma multiplo (MM) nel corso della vita (tra 0 e 74 anni) è di 5,2‰ nei maschi (1 caso ogni 191 uomini) e di circa 3,6‰ nelle femmine (1 caso ogni 275 donne).
Il MM è principalmente una patologia dell’età avanzata ed è leggermente più frequente negli uomini che nelle donne.
Le stime per l’Italia indicano un totale di 2.315 nuovi casi diagnosticati ogni anno fra i maschi e di 2.098 fra le femmine.
L'incidenza aumenta in maniera esponenziale con l'età, riducendosi dopo gli 84 anni.
Di seguito si riporta l'incidenza del MM in base all'età.
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