MIELOMA MULTIPLO
» Uno degli esami di routine più importanti cui devono sottoporsi i pazienti con mieloma multiplo in remissione o, meglio, quei pazienti che grazie ai trattamenti oggi disponibili riescono a tenere la malattia sotto controllo, è il monitoraggio della cosiddetta “malattia minima residua”. E oggi, come mostra uno studio pubblicato su Clinical Chemistry dai ricercatori della Radboud Universiteit di Nimega, nei Paesi Bassi, questo esame potrebbe diventare molto meno invasivo.
Con il termine malattia minima residua o MRD (dall’inglese Minimal Residual Disease) ci si riferisce a un piccolissimo numero di cellule cancerose che si ostinano a persistere dentro l’organismo del paziente nonostante i trattamenti. Poiché la presenza di queste cellule è un importante indicatore per la prognosi e per la personalizzazione del percorso di cura, misurarla con regolarità è fondamentale. Allo stesso tempo è un esame oneroso per il paziente che deve sottoporsi a un prelievo di midollo. Eppure sembra che ci possa essere un’alternativa.
Nel loro studio, infatti, i ricercatori della Radboud, guidati da Hans Jacobs, che da anni concentra i suoi studi sul mieloma e sulla malattia minima residua, dimostrano che per monitorare questo valore così importante potrebbe essere sufficiente un esame del sangue, anzi, l’esame di una goccia di sangue. E questa nuova procedura potrebbe permettere di raggiungere risultati altrettanto accurati quanto quelli che si possono ottenere con la biopsia su un campione di midollo.
«La malattia si trova quasi ovunque nel midollo osseo, ma in alcune aree ci sono più cellule cancerose che in altre aree. Quindi, se fai una biopsia dove ci sono meno cellule tumorali, il risultato del test non riflette accuratamente la situazione reale», spiega Jacobs.
Il ricercatore, insieme al dottorando Pieter Langerhorst, primo firmatario dello studio, e ad alcuni colleghi dell’Erasmus MC (il Medical Center dell’omonima università con sede a Rotterdam), ha cercato un sistema per sostituire la biopsia, e sembra averlo trovato in un esame che in realtà altro non è che una spettrometria di massa di un campione di sangue prelevato dal paziente.
Questo esame, mostrano i ricercatori nel loro lavoro, permetterebbe di individuare nel sangue la presenza e il numero di alcune molecole derivate dalle cellule cancerose, in grado, quindi, di segnalare univocamente la presenza del tumore, a prescindere dal luogo in cui le cellule tumorali ancora persistono. In questo modo si potrebbero individuare le cellule prima che con un esame del midollo e intervenire precocemente con un nuovo trattamento, se necessario.
Queste molecole sentinella tanto utili sono degli anticorpi anormali prodotti dalle cellule tumorali, chiamate proteine M. Ogni proteina M contiene una regione - una sorta di “codice a barre”, come l’hanno chiamata i ricercatori stessi - che è unica per quelle cellule cancerose e per il paziente, e che distingue gli anticorpi sani da quelli prodotti dalle cellule cancerose. Secondo lo studio, l’esame basato sull’individuazione di queste proteine sarebbe ben 1.000 volte più sensibile degli esami del sangue attualmente disponibili che, infatti, non permettono di misurare la malattia minima residua.
«Siamo stati in grado di utilizzare un database internazionale di oltre 600 pazienti con mieloma multiplo. In tutti i pazienti abbiamo i trovare un codice a barre specifico per il paziente, rendendo il nostro nuovo esame del sangue applicabile a ogni paziente», ha concluso Pieter Langerhorst, il cui obiettivo è quello di trasformarlo in un esame di routine nella pratica clinica.
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Langerhorst P, Brinkman AB, VanDuijn MM, et al. Clonotypic Features of Rearranged Immunoglobulin Genes Yield Personalized Biomarkers for Minimal Residual Disease Monitoring in Multiple Myeloma, Clin Chem. 2021; 67(6): 867-875. doi: 10.1093/clinchem/hvab017. [ABSTRACT].
Dekhuijzen P. One drop of blood brings progression of multiple myeloma into better view, RadboudUMC, comunicato stampa del 26 Marzo 2021.