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Dr.ssa Francesca Romana Mauro
Ricercatore presso l’Istituto di Ematologia del Dipartimento di Biotecnologie Cellulari ed Ematologia dell’Università Sapienza di Roma
L’andamento nel tempo della CLL può essere molto differente da persona a persona. Ci sono persone la cui malattia rimane relativamente stabile e che, senza trattamento, non hanno alcun problema, altre che hanno una malattia che cresce lentamente negli anni prima di aver bisogno di una cura e altre ancora che mostrano segni di malattia che tendono subito ad essere rapidamente più pronunciati. Infine, solo una minoranza di persone presenta una malattia che richiede una cura sin dal primo momento in cui la CLL viene diagnosticata.
Quando ad una persona viene diagnosticata la CLL, il medico si interessa di valutare lo stadio, ovvero l’entità della malattia per valutare se è necessaria, o meno, una cura.
La valutazione dello stadio della CLL dà anche delle indicazioni circa la prognosi della malattia, ovvero, consente di fare una previsione su quello che sarà l’andamento della malattia.
Da anni, la CLL viene classificata secondo 2 sistemi di stadiazione: il sistema proposto da Kanti Rai e quello proposto da Jacques-Louis Binet.
Entrambi i sistemi di stadiazione definiscono lo stadio della CLL sulla base del numero dei linfonodi aumentati di volume, sulla presenza di un aumento del volume della milza, del fegato e sulla osservazione o meno di una riduzione del valore dell’emoglobina e/o del numero delle piastrine.
* Vengono considerate 5 diverse aree linfonodali: cervicale, ascellare, inguinale, milza e fegato.
Sono stati identificati moltissimi altri parametri clinici e biologici che hanno dimostrato un valore predittivo su quello che sarà l’andamento della CLL. Tra i tanti viene considerato il tempo necessario al raddoppio del numero iniziale dei linfociti. Attualmente, le informazioni più importanti circa l’andamento che avrà la CLL sono quelle che derivano dalla conoscenza delle caratteristiche biologiche delle cellule leucemiche. Alcune caratteristiche genetiche hanno dimostrato infatti un significato predittivo molto importante non solo nel suggerire quanto rapidamente crescerà la malattia, ma anche nell’indirizzare la scelta più adeguata della cura, una volta che la CLL avrà bisogno di essere trattata.
Nella maggior parte dei casi (circa il 70%) la diagnosi di Leucemia Linfatica Cronica (CLL) è casuale e viene posta in persone che stanno bene in occasione di esami di controllo che mostrano un aumento del numero dei globuli bianchi, in particolare dei linfociti nel sangue.
Al momento della diagnosi alcuni pazienti possono mostrare all’esame clinico un aumento delle dimensioni dei linfonodi superficiali e della milza. In rari casi le analisi del sangue possono mostrare anemia, ovvero, una diminuzione del valore della Hb (emoglobina) e dei globuli rossi, o anche la riduzione del numero delle piastrine.
Per valutare l’estensione della malattia, viene eseguito dal medico un esame clinico in cui è valutata la presenza e la grandezza delle ghiandole palpabili a livello del collo, delle ascelle e dell’inguine e le dimensioni della milza e del fegato.
Per la diagnosi di CLL è indispensabile la valutazione delle caratteristiche dei linfociti che risultano aumentati nel sangue. Vengono per questo eseguiti, presso i centri specialistici di Ematologia, due esami su un campione di sangue:
Come anticipato, solitamente, per porre diagnosi di CLL è sufficiente un prelievo di sangue dove vengono eseguiti un emocromo, l'analisi morfologica e l'esame immunofenotipico.
Altre indagini possono essere utili per definire meglio la diagnosi o per comprendere quanto è estesa la malattia. Tra queste indagini vanno ricordate:
Altre indagini sono importanti per definire le caratteristiche biologiche della malattia. Queste indagini vengono solitamente considerate quando c’è necessità di iniziare un trattamento. Alcune caratteristiche biologiche danno infatti informazioni importanti sul tipo di trattamento più adeguato da considerare, mentre altre hanno un valore predittivo sulla possibilità di ottenere una risposta e sulla durata della risposta stessa. Tra le indagini biologiche considerate nella pratica clinica ci sono la valutazione dello stato mutazionale dei geni IGVH, la valutazione delle mutazioni del gene TP53 e la valutazione di alcune alterazioni citogenetiche (di alcuni cromosomi) mediante un esame denominato FISH.
La valutazione dello stadio di malattia (vai a "I sistemi di stadiazione di Rai e Binet") mantiene la sua validità prognostica che viene oggi ad essere integrata dalla valutazione di molti altri fattori clinici e biologici che hanno dimostrato un valore prognostico. I sistemi di stadiazione classici hanno ancora un valore importante. Tuttavia, negli ultimi anni sono stati evidenziati alcuni altri fattori in grado di fornire informazioni circa l'andamento clinico della malattia ed il programma terapeutico più adatto ad ogni singolo paziente.
Tra i fattori prognostici vanno menzionati:
Come già accennato, le informazioni prognostiche più importanti sono quelle che derivano dalla conoscenza delle caratteristiche biologiche delle cellule leucemiche.
Alcune caratteristiche genetiche hanno dimostrato infatti un significato predittivo non solo nel suggerire quanto rapidamente crescerà la malattia, ma anche nell’indirizzare la scelta più adeguata della cura, una volta che la CLL avrà bisogno di essere trattata.
Queste indagini definiscono il profilo biologico della CLL e vanno considerate prima dell’inizio di una terapia. Tra queste, quelle più importanti nella pratica clinica attuale sono:
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Hallek M. Chronic lymphocytic leukemia: 2015 Update on diagnosis, risk stratification, and treatment. Am J Hematol 2015; 90 (5): 446-460.
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