COVID-19: l'impatto dell'infezione sui pazienti oncologici

LEUCEMIA LINFATICA CRONICA

COVID-19: l'impatto dell'infezione sui pazienti oncologici

In tempo di COVID-19 ci troviamo tutti ad affrontare grandi incertezze, ma i soggetti con patologie gravi e croniche qualcuna di più. Gli scienziati hanno preso in esame i pazienti oncologici che sono stati anche infettati dal Sars-CoV2, il virus…

» In tempo di COVID-19 ci troviamo tutti ad affrontare grandi incertezze, ma i soggetti con patologie gravi e croniche qualcuna di più. Gli scienziati hanno preso in esame i pazienti oncologici che sono stati anche infettati dal Sars-CoV2, il virus responsabile della COVID-19. Un’iniziativa internazionale chiamata Covid-19 and Cancer Consortium (CCC19) è stata creata proprio con l’obiettivo di studiare l’impatto di questa nuova malattia sui pazienti oncologici e ha rilasciato da poco il suo primo rapporto sulla rivista The Lancet.

Questo rapporto - solo il primo di molti che sono allo stato attuale in lavorazione - contiene sostanzialmente due notizie, una buona e una cattiva. La cattiva è che, come ci si potrebbe aspettare, la mortalità dei pazienti oncologici (quindi seriamente immunocompromessi) colpiti da Sars-Cov2 risulterebbe più alta che in altri pazienti. In particolare, secondo lo studio, il tasso di mortalità grezza (ovvero che non tiene conto di altri fattori che possono contribuire alla mortalità) di questi pazienti è pari al 13%, quindi più del doppio rispetto agli altri pazienti con COVID-19 – i dati sono stati misurati dal Johns Hopkins Center for Systems Science and Engineering.

Inoltre, come nel caso della popolazione non oncologica, la mortalità risulta aumentare con l'età. La mortalità è stata del 6% per i malati di cancro di età inferiore ai 65 anni, dell'11% per quelli di età compresa tra 65 e 74 anni e del 25% per quelli di età superiore ai 75 anni. Per gli uomini è stato registrato un tasso di mortalità più elevato (17%) rispetto alle donne (9%).

La buona notizia, invece, è che i trattamenti antitumorali non sembrano aumentare il rischio di mortalità a 30 giorni, quindi il percorso terapeutico già avviato prima della pandemia può essere continuato, anche se deve essere sempre monitorato attentamente dall’equipe medica che ha in cura il paziente.

«Mentre i pazienti più anziani e quelli con comorbidità gravi presentano un rischio sostanzialmente maggiore di morire di COVID-19, i nostri primi risultati rappresentano notizie incoraggianti per i pazienti oncologici privi di altre condizioni mediche che ricevono la terapia antitumorale entro quattro settimane dalla loro infezione. Tuttavia, ulteriori dati sono necessari per valutare in modo affidabile le singole terapie ad alto rischio», ha affermato Nicole Kuderer, oncologo medico della University of Washington Medical Centere dell’Advanced Cancer Research Group di Seattle, una degli autori principali dello studio.

I dati di questo primo rapporto di CCC19 sono stati raccolti da 928 pazienti in Spagna, Canada e Stati Uniti. I fattori specifici del tumore associati all'aumento della mortalità includevano l’incapacità di prendersi cura di sé in maniera autonoma, misurata attraverso la scala ECOG, e la presenza di un tumore progressivo. Il rischio di mortalità è aumentato anche in relazione al numero di comorbidità, come ipertensione o diabete, in particolare nei casi in cui il paziente presentava due o più comorbidità.

Ti serve aiuto?

Un team di Esperti è a disposizione
per rispondere alle tue domande

Scopri gli strumenti per la ricerca del centro più vicino a te
Bibliografia e Fonti:

Wilemon T. Multinational consortium reports COVID-19 impact on cancer patients, Vanderbilt University Medical Center, comunicato stampa del 28 Maggio 2020.

Kuderer NM, Choueiri TK, Shah DP, et al. Clinical impact of COVID-19 on patients with cancer (CCC19): a cohort study. The Lancet, published online May 28, 2020. doi: 10.1016/S0140-6736(20)31187-9.