“Smetti di fumare!”: facile a dirsi, ma non a farsi. Fumare non è una semplice abitudine, ma un gesto complesso, quasi un cerimoniale, che porta con sé un insieme di fattori che vanno dalla genetica all’accettazione sociale. Eppure il fumo è dannoso per l’uomo ed è considerato tra le principali cause dei disturbi respiratori e cardiovascolari. Non solo: è la principale causa di morte prevenibile. Eppure, smettere di fumare resta difficile, anzi il numero dei fumatori – nonostante tutto – è in aumento.
Se negli ultimi 50 anni i paesi sviluppati, grazie alle continue campagne di informazione e il divieto di fumare nei luoghi pubblici, hanno riscontrato un calo dei fumatori (ma non abbastanza consistente), bisogna dire che nei paesi in via di sviluppo il numero dei fumatori è in crescente aumento. Questo aumenta la preoccupazione per la popolazione mondiale che accuserà le conseguenze del fumo sulla salute nei prossimi anni.
Il tabacco, ossia la sostanza maggiormente fumata, è una miscela di oltre 7000 sostanze chimiche, distribuite nel particolato e nel vapore, tra cui la nicotina è il principale alcaloide. Oltre a creare dipendenza (1 persona su 3 tra quelli che provano una sigaretta diventa fumatore abituale), la nicotina è responsabile di numerosi effetti aggiuntivi negativi.
Questa sostanza viene assorbita molto velocemente, non solo attraverso gli alveoli polmonari, ma anche attraverso la pelle e le mucose intestinali. I suoi effetti si riscontrano anche sul fegato, sul sistema nervoso e nel midollo surrenale. Il ruolo della nicotina nell’infiammazione delle cellule e dei tessuti è stata abbondantemente dimostrata.
Oltre alla nicotina, nelle sigarette sono presenti altre sostanze altamente infiammanti, come il butadiene (che aumenta il rischio di tumore); l’acroleina e l’acetaldeide (irritanti delle vie respiratorie); l’arsenico, il cianide e il cresolo (che aumentano il rischio di patologie cardiovascolari). L’esposizione continuata a benzopirene, poi, ha un effetto negativo sulle ghiandole linfatiche.
Oltre ai disturbi cardiovascolari e respiratori, le patologie ostruttive e oncologiche specialmente del tratto respiratorio, il fumo è responsabile di molte altre morbosità. Le malattie infiammatorie, come la psoriasi, sono tra le principali conseguenze di questa pessima abitudine.
Secondo le ricerche effettuate, chi fuma presenta un rischio quasi doppio di sviluppare la psoriasi rispetto ai non fumatori, e questo rischio aumenta con l’aumentare della quantità di sigarette giornaliere. Inoltre, fumare aumenta la gravità della malattia.
Perché, allora, si fuma? Non è solo un fatto culturale o sociale, potrebbe contenere anche un fattore genetico: alcuni studi hanno indagato la correlazione tra madri fumatrici in gravidanza e figli fumatori precoci, o la tendenza ad essere fumatori simili ai propri genitori anche nella quantità di sigarette giornaliere o nella capacità di smettere. È stata anche osservata una differenza tra uomini e donne: queste ultime risultano più sensibili al fumo e maggiormente colpite dagli effetti dannosi anche quando si tratta di fumo passivo. Le ricerche effettuate hanno individuato alcuni geni associati al comportamento del fumatore (CYP2A6, 5HTT e altri).
Nella popolazione coinvolta, l’età media era di 42 anni, il 53% dei partecipanti erano donne, il 13% erano persone obese, il 62% bevitori abituali. Il 56% dei partecipanti erano non fumatori, il 16% ex fumatori e il 28% fumatori abituali.
Riguardo quelli affetti da psoriasi, l’età media era di 45 anni, e i dati erano paragonabili a quelli della popolazione generale (52% femmine, 21% obesi e 64% bevitori abituali. Inoltre, il 46% dei partecipanti erano non fumatori, 19% ex fumatori e 35% fumatori abituali).
Lo studio ha osservato che nei pazienti già affetti da psoriasi, il fumo non aumenta il rischio di sviluppare l’artrite psoriasica. Non solo: se il fumo aumenta il rischio di artrite psoriasica nella popolazione generale, tra i pazienti con psoriasi sembra quasi avere un effetto protettivo.
Il cosiddetto “paradosso del fumo” (già riscontrato da studi precedenti e confermato da questo approfondimento), però, non deve trarre in inganno. Non si tratta affatto di un effetto preventivo, infatti, ma semplicemente di un dato mediato che può confondere. Fumare è un gesto altamente dannoso per la nostra salute e per quella di chi ci è vicino.
Anche i dermatologi possono svolgere un ruolo importante nella prevenzione delle patologie correlate al fumo, invitando i pazienti a cambiare le proprie abitudini e a smettere di fumare.