Convivere con una patologia cronica come la psoriasi può essere una sfida in tempi normali: non stupisce quindi che nel corso della pandemia da Covid-19 le criticità siano cresciute. Quindi, la gestione della psoriasi durante la pandemia: quali sono le problematiche che molti pazienti hanno dovuto affrontare?
Come è stato sottolineato da diversi medici ed esperti di sanità pubblica, l’emergenza sanitaria ha reso la gestione di questa malattia più complessa, in particolare per chi è affetto da psoriasi moderata-severa: da un lato infatti c’è la difficoltà ad accedere alle visite e dall’altro la complessità di mantenere una corretta aderenza alla terapia prescritta. Per questa ragione in alcuni centri ospedalieri dedicati alla diagnosi e terapia della psoriasi sono state attivate interessanti iniziative per venire incontro alle problematiche: ad esempio all’Università Federico II di Napoli è stato avviato, già a ottobre scorso, un protocollo di telemedicina che ha permesso di dar vita a una rete di ospedali e medici sul territorio impegnati nell’assistenza ai pazienti. Ciò ha ridotto da un lato le procedure burocratiche e dall’altro l’affollamento negli ambulatori.
Questa e altre iniziative permesse dalle tecnologie digitali sviluppate in varie aree della Penisola si propongono di non far mancare l’assistenza e le terapie ai pazienti psoriasici che seguono trattamenti a lungo termine. Ma non solo: l’obiettivo è anche quello di prevenire disturbi dell’umore frequentemente connessi alla psoriasi e oggi più che mai diffusi nella popolazione come conseguenza della pandemia e delle restrizioni che ha imposto.
La psoriasi può fisiologicamente essere causa di stress anche in tempi normali, con effetti negativi sul tono dell’umore, sul sonno e sulla qualità di vita: in quanto cronica, può causare disagio legato alla preoccupazione di possibili peggioramenti. Proprio una temuta riduzione dell’assistenza ai pazienti cronici potrebbe quindi suscitare paura: quella di non saper gestire eventuali effetti indesiderati, ad esempio, con ricadute sull’andamento della malattia stessa. Non a caso, secondo uno studio del Dipartimento di dermatologia della stessa università partenopea, questi mesi hanno visto un peggioramento della malattia nel 27 per cento dei pazienti psoriasici intervistati.
È però vero che oggi è possibile limitare l’impatto psicologico della gestione della psoriasi durante la pandemia. Infatti, grazie ad un corretto inquadramento diagnostico e alle terapie disponibili, queste criticità possono essere superate: l’importante è poter contare su centri specializzati, anche solo virtualmente laddove le condizioni del paziente lo consentano.
Nonostante la pandemia, va detto che sono tanti i centri italiani che hanno consentito e tutt’ora consentono ai pazienti un’assistenza idonea, in presenza o in telemedicina. Certo anche il paziente dovrebbe attivarsi per ridurre lo stress che vive: la consapevolezza della malattia e del periodo storico che stiamo attraversando è un primo passo per trovare le risorse mentali necessarie ad affrontarla.
Inoltre è da tempo dimostrata l’utilità del supporto psicologico nella gestione della psoriasi: c’è ovviamente la psicoterapia, ma sono utili anche le sedute di rilassamento, di training autogeno o di mindfulness. Tutte strategie sempre importantissime, ma che proprio con la pandemia possono essere determinanti per aiutare i pazienti a voltare pagina.