La psoriasi non è in nessun caso contagiosa. È bene precisarlo subito, chiaramente, senza lasciare alcun dubbio. Non è raro infatti che ancora oggi alcune persone che non conoscono la malattia credano che le manifestazioni cutanee che la caratterizzano siano infettive. Le diverse lesioni che compaiono sulla pelle di chi è affetto da psoriasi sono la conseguenza della risposta infiammatoria che la caratterizza e non possono dar luogo a contagi, nemmeno in caso di contatti ravvicinati. Purtroppo senza questa consapevolezza i pazienti rischiano di essere discriminati o semplicemente tenuti alla larga.
Il tema è molto rilevante perché la psoriasi è una patologia che di per sé può comportare ricadute psicologiche dal momento che si manifesta sulla pelle ed è quindi visibile a tutti, specie quando colpisce aree non coperte dagli indumenti come braccia, mani e viso. Il malessere fisico che queste producono, la necessità di sottoporsi a terapie e la sensazione d’imbarazzo sono pertanto causa di difficoltà quotidiane per i pazienti. È chiaro quindi che l’incomprensione e la paura che i pazienti leggono nel volto di chi sta loro attorno non possa far altro che peggiorare la loro condizione psicologica.
Si comprende la portata del problema anche leggendo i dati di un’indagine condotta dall’Università della Pennsylvania (Usa) e pubblicati nel 2018 dal Journal of the American Academy of Dermatology. Nel corso dello studio è stato chiesto a 385 soggetti di rispondere a un questionario dopo aver osservato alcune fotografie di persone con psoriasi e delle loro lesioni. Il risultato? Più del 54 per cento degli intervistati ha dichiarato di non voler avere un appuntamento romantico con una persona affetta da psoriasi, il 39 ha affermato che preferirebbe non stringere loro la mano mentre il 32 ha detto che non ospiterebbe a casa propria qualcuno con questa malattia. Secondo il 27 per cento, infine, la psoriasi è contagiosa.
Peraltro lo stigma attorno alla psoriasi varia anche in funzione della localizzazione delle lesioni: lo ha dimostrato una ricerca pubblicata nel 2017 sul Journal of American Academy of Dermatology e condotta su 115 pazienti con psoriasi. Dall’analisi è emerso che sono le lesioni sul dorso delle mani a causare maggiore diffidenza, legata in particolare alla paura di contagiarsi tramite una stretta di mano. Ipotesi, lo ripetiamo ancora una volta, del tutto infondata.
Discorso simile per le lesioni genitali, che possono avere un impatto sulla vita intima e sessuale. Queste, se non trattate, possono rendere spiacevoli o dolorosi i rapporti con un impatto psicologico importante. Se a questo si aggiunge l’immotivata paura che quei segni siano espressione di infezioni sessualmente trasmissibili, la conseguenza sul desiderio e sull’attività sessuale è ancora più negativa. Non stupisce quindi che lo stigma sia pertanto una porta aperta a disturbi ansiosi e depressivi oltre che alla solitudine e all’isolamento sociale.
A questo proposito va detto che nel 2014 l’Organizzazione mondiale della sanità ha riconosciuto la psoriasi come una grave malattia non comunicabile (Ncd), portando finalmente all’attenzione del pubblico questo problema nel problema. Che fare quindi? Da un lato va detto che i trattamenti farmacologici oggi disponibili hanno rivoluzionato il decorso della patologia garantendo sempre più spesso lunghe fasi di remissione e un contenimento, se non una totale eliminazione, delle lesioni cutanee. Molto fanno anche le campagne di sensibilizzazione e di educazione su questo tema: solo informando amici, caregiver ma anche la popolazione generale si può contenere il rischio di gravi ripercussioni psicologiche su chi è affetto da psoriasi.