Alcuni studi hanno dimostrato come l'infezione da SARS- CoV-2 in alcuni pazienti possa scatenare l'attivazione di patologie articolari come le artriti reattive o altre a più specifica connotazione immunologica o autoimmune. Questo sembra dipendere da una serie di fenomeni che caratterizzano l'infezione da Covid19 e che contribuiscono a un quadro sintomatico che può proseguire oltre la negativizzazione, noto come sindrome da long-Covid.
Secondo l'Istituto Superiore di Sanità, che a luglio 2021 ha pubblicato il rapporto Indicazioni ad interim sui principi di gestione del long-Covid, questa condizione è caratterizzata da segni e sintomi che si sviluppano durante o dopo l’infezione da SARS-CoV-2 e che persistono per pi ù di 12 settimane dopo l’evento acuto. A esserne maggiormente colpiti sono le donne tra i 35 e i 49 anni e gli uomini anziani.
I sintomi del long-Covid sono molto variabili. Come si legge nel rapporto dell'Istituto Superiore di Sanità, “possono presentarsi sia singolarmente che in diverse combinazioni. Possono essere transitori o intermittenti e possono cambiare la loro natura nel tempo, oppure possono essere costanti.”.
Si tratta di sintomi non respiratori che riguardano diversi distretti del corpo e che spesso comportano sintomatologie di tipo osteoarticolare, muscolare e a carico del sistema nervoso centrale. Tra questi ci sono la debolezza muscolare, le mialgie (dolori muscolari) e le artralgie, cioè i dolori articolari.
Il paziente non di rado può manifestare sensazioni di rigidità, contrattura, tensione muscolare che possono variare in relazione ai momenti della giornata, ai livelli di attività, alle condizioni atmosferiche, ai ritmi e allo stress.
Infine, esiste anche la possibilità che alcuni soggetti sviluppino condizioni reumatologiche nel periodo successivo all’esposizione al virus e alla guarigione. Tra queste ci sono la polimiosite, il lupus eritematoso sistemico, l’artrite reumatoide e l'artrite psoriasica.
Sembra che la causa della riattivazione o nuova presentazione di manifestazioni articolari e cutanee vada ricercata nell'infiammazione prodotta dall'infezione virale, la quale a sua volta attiva una reazione autoimmunitaria.
Molti studi hanno infatti dimostrato come il SARS- CoV-2 sia in grado di scatenare una "tempesta citochinica" - ovvero una produzione massiva e incontrollata di citochine - all'interno dell'organismo, causando infiammazione sistemica con danni a diversi organi e tessuti.
La tempesta citochinica da SARS-CoV-2, appare molto simile a quella osservata nella malattie reumatiche autoimmuni o immuno- mediate.
Altri studi, inoltre, hanno mostrato un incremento del rischio di sviluppare artrite reumatoide nei pazienti venuti a contatto con altri coronavirus, diversi da SARS-CoV-2.
Infine, l'attivazione di artralgie e di mialgie su base infiammatoria è stata osservata anche come conseguenza di altre infezioni virali, come quelle da HCV, agente patogeno dell'epatite C.
La sintomatologia articolare in corso di long Covid può essere ulteriormente esacerbata da dolore e debolezza muscolari tipici della sindrome fibromialgica. Alla base di tale sintomatologia, potrebbe esserci un'azione del virus SARS-CoV-2 sui vasi sanguigni che irrorano i muscoli e un possibile danno a carico dei nervi muscolari (dolore neuropatico).
A conferma di ciò, uno studio condotto dal reparto di Reumatologia dell'Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna ha rilevato, grazie a un'indagine su oltre 600 persone con postumi a lungo termine di infezione sintomatica da Covid-19, che circa il 30% dei soggetti manifestava sintomi compatibili con la diagnosi di fibromialgia anche a distanza di sei mesi e oltre dalla guarigione.
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