La psoriasi può avere un impatto psicologico importante sui pazienti: le lesioni sulla pelle, spesso visibili agli altri, sono causa di imbarazzo. Tutto ciò è ovviamente amplificato nei bambini e negli adolescenti, spesso non psicologicamente pronti ad affrontare lo sguardo degli altri coetanei che non di rado è poco generoso nei confronti di chi mostra qualche difficoltà o ha un aspetto diverso dalla norma. Non dimentichiamo che le lesioni possono essere percepite a torto come infettive, e quindi spingere gli altri bambini ad allontanarsi dal piccolo colpito da psoriasi. Inoltre la malattia può indurre a grattarsi, con perdita di frammenti di pelle. Tutte condizioni che alimentano la percezione di diversità. Il problema è particolarmente rilevante, se consideriamo che in Italia sono circa 600mila i bambini e ragazzi affetti da psoriasi, una patologia che sempre più spesso è diagnosticata già in età infantile, a volte persino nei lattanti.
Il disagio relazionale collegato alla psoriasi può manifestarsi in modo particolarmente evidente in età scolare: gli anni delle elementari e delle medie sono, di fatto, la prima fase di vita in cui i piccoli iniziano a costruire veri legami di amicizia e a interagire all'interno del gruppo dei pari. Essere oggetto di scherno può portare il bimbo con psoriasi a rinunciare al contatto con gli altri, alle relazioni con il rischio di isolamento sociale e di contraccolpi anche importanti sullo sviluppo affettivo. A dimostrarlo anche uno studio italiano pubblicato nel 2019 da ricercatori dell'Università di Padova sull'Italian Journal of Dermatology and Venereology che ha valutato la qualità della vita correlata alla salute in 110 bambini e adolescenti con psoriasi. In particolare i ricercatori hanno messo in relazione la loro qualità della vita con la gravità e la localizzazione della malattia, l'età all’insorgenza, la durata e la storia familiare. I dati non fanno che certificare una correlazione importante tra malattia e impatto psicosociale.
Peraltro queste difficoltà in età scolare sono particolarmente importanti nei bambini più grandi, quelli che si avvicinano alla pubertà: una condizione di questo genere può minare la percezione del proprio corpo e avere un impatto sullo sviluppo psicologico e sessuale successivo. Con il rischio di andare incontro a veri e propri disturbi psicologici, come ansia e depressione.
Come prevenire queste gravi conseguenze? Prima di tutto trattando adeguatamente la malattia. Oggi le terapie permettono in moltissimi casi un ottimo controllo delle lesioni fino a consentire a molti di tornare ad avere una pelle sana e "pulita". Perché ciò sia possibile occorre un inquadramento diagnostico e terapeutico preciso e rapido presso centri specializzati. Purtroppo questo non avviene sempre: attualmente la psoriasi infantile è sottodiagnosticata, vuoi a causa del ritardo con cui i genitori portano il bambino all'attenzione del dermatologo, vuoi per l'elevato rischio che nei più piccoli la patologia sia confusa con altre condizioni dermatologiche tipiche dell'infanzia, come la dermatite atopica.
Accanto a ciò, occorre sensibilizzazione. È infatti importante che i genitori, ma anche i bambini stessi, gli insegnanti e i compagni di classe dei piccoli pazienti siano tutti informati e preparati ad affrontare l'inserimento scolastico. Grazie all'aiuto di uno psicologo formato sull'impatto relazionale della psoriasi è possibile infatti prevenire fenomeni di bullismo e di esclusione e consentire che la scuola, così come gli altri luoghi di aggregazione, sia vissuta in modo sereno.