La tristezza, la demoralizzazione o la riduzione del tono dell’umore tipica di una sindrome depressiva possono essere fenomeni poco distinguibili e in apparenza anche totalmente identici. Non è sempre facile distinguere tali sfumature e differenziare uno stato d’animo fisiologico sebbene spiacevole da un vero e proprio sintomo depressivo. Un criterio che può aiutare a distinguere le due situazioni è l’eventuale collegamento ad un avvenimento scatenante come una separazione, un tracollo finanziario, un problema stressante sociale, famigliare o lavorativo. Altri segnali utili a differenziare le varie condizioni sono sicuramente l’intensità e la durata. Chi si sente triste spesso gradualmente ricomincia a frequentare gli amici e ad avere il solito stile di vita, al contrario questo non accade nel malato di depressione in cui invece i disturbi si manifestano con una tale intensità da compromettere in maniera significativa lo svolgimento delle normali attività quotidiane e spesso non si osserva un miglioramento spontaneo di tali manifestazioni.In ogni caso, il colloquio con lo specialista è l’unica modalità idonea a formulare una corretta diagnosi.
Assolutamente no. Non ci sono studi scientifici che dimostrino l'efficacia dei prodotti omeopatici e neppure di altre medicine non tradizionali per quanto riguarda i disturbi depressivi. Spesso l'unico risultato che si ottiene è quello di ritardare la visita dallo specialista e l'inizio di cure veramente efficaci, portando ad un aggravamento della patologia depressiva.
La decisione spetta sempre allo specialista. Quando la cura funziona, il paziente sta bene e spesso ritiene autonomamente che non sia più necessario proseguirla. Ma questo può essere un errore che si paga a caro prezzo, infatti il rischio è quello di cadere in una nuova crisi depressiva, che in più potrebbe rispondere in misura minore alla cura che era stata interrotta.
Un regime alimentare equilibrato, una regolare attività fisica, una buona qualità del sonno, contribuiscono a mantenere un equilibrio psichico e fisico. Di conseguenza, si è meno vulnerabili e a rischio di depressione.
È normale l’instabilità emotiva nei giorni successivi al parto ed è uno stato d’animo così diffuso da aver ottenuto un nome: Baby Blues, oppure Maternity Blues. A causarlo è il brusco ma naturale calo ormonale degli estrogeni e del progesterone a seguito del parto. I sintomi durano al massimo una settimana dopo la nascita del bambino ma è importante tenere sotto controllo le donne con Maternity Blues perché nel corso del primo anno successivo al parto, in circa due casi su dieci si manifestano i sintomi della Depressione Maggiore.
Spesso è consigliabile un percorso di psicoterapia da seguire in contemporanea alla cura farmacologica: molti studi hanno dimostrato che l’associazione dei due trattamenti garantisce un’efficacia maggiore rispetto al singolo trattamento. In altri casi la psicoterapia può costituire anche l’unico intervento terapeutico indicato.
Si basa innanzitutto su un lungo colloquio con il paziente e con i suoi cari, in modo da raccogliere più informazioni possibili sui sintomi. Chi è depresso vive in uno stato di profondo abbattimento psicologico, con incapacità di provare piacere, interessi, perdita di motivazione e di concentrazione. In più, sonno e appetito sono alterati e sono costanti i sensi di colpa, la spossatezza fisica, la perdita dell’energia. In alcune persone è presente anche l’ideazione di morte passiva (‘vorrei mi venisse un infarto, vorrei morire per un incidente’) e, a volte, anche quella attiva (“ho pensato di gettarmi dal balcone per farla finita”).
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