La mia storia come paziente con malattia di Crohn è forse un po' anomala rispetto a quella di tante persone. Non ho saputo infatti di essere malata fino a quando sono finita in sala operatoria, ma per tutt'altro, o almeno così sembrava. Nel 2004, quando di Crohn non si parlava certo quanto oggi, un sabato mattina all'improvviso ho avuto febbre alta, dolore alla parte destra dell'addome, e sono stata operata d'urgenza per appendicite. Avrei scoperto solo in seguito che non di rado la malattia si presenta in questo modo, ma a parte una stitichezza che mi portavo dietro da sempre non mi sembrava di avere altri problemi a livello intestinale. Una situazione, insomma, molto diversa rispetto alla diarrea che tanti malati sperimentano come segnale della malattia. Così, dopo l'operazione mi hanno detto che in realtà l'appendice era sana ed era stata lasciata al suo posto, ma qualcosa comunque non andava. Quei sintomi che avevo avuto, e soprattutto quello che avevano visto i medici sotto i ferri, parlavano chiaro: avevo una malattia cronica infiammatoria a carico dell'intestino. Crohn, mi dissero. E se per l'appendicite può bastare un'operazione, lo stesso non si può dire quando hai una MICI, con la quale volente o nolente devi convivere per il resto della tua vita.
Così ho cominciato a girare qua e là, su e giù per la mia regione, il Piemonte, cercando di capire come affrontare questa condizione di malata del tutto nuova per me. Il chirurgo allora fu abbastanza illuminato: alla seconda visita mi indirizzò da un gastroenterologo, in una città diversa dalla mia, dove cominciai delle cure che purtroppo non furono abbastanza efficaci. Poco dopo cambiai specialista e anche centro di riferimento. In questa nuova struttura incontrai finalmente il medico che faceva al caso mio. Seguiva migliaia di pazienti, ma riusciva sempre a trovare uno spazio anche per me. Ho iniziato una nuova cura, e nel giro di tre mesi sono migliorata: stavo bene, e oggi mi limito a fare una visita di controllo ogni anno.
A fare la differenza è stato il trovare qualcuno che ha capito come affrontare e gestire il mio Crohn, così che il consiglio che mi sento di dare a chi si trova in questa situazione è proprio questo: cercare l’eccellenza, per convivere il meglio possibile con qualcosa che ci porteremo dietro per sempre.