Il rapido aumento della prevalenza globale delle malattie infiammatorie croniche intestinali - MICI - non può essere attribuito alla genetica: essa spiega solo una piccola parte del rischio di sviluppare tali malattie, in quanto le componenti della flora batterica intestinale e altri agenti ambientali giocano un ruolo significativo.
Un’elevata assunzione di frutta e verdura sembra ridurre la probabilità di ammalarsi, mentre la dieta occidentale ad alto contenuto di cereali raffinati, alcol, sale, certi olii, fruttosio derivato dal mais, carni grasse e cibi lavorati e a basso contenuto di verdure e frutta sembra promuovere i processi infiammatori.
Mentre il contributo della dieta all’insorgenza delle malattie infiammatorie croniche intestinali è generalmente riconosciuto, l’influenza del cibo sul decorso della malattia non è chiaro.
Speciali schemi nutrizionali impostati dai gastroenterologi pediatrici hanno un ruolo nell’indurre la remissione nei bambini.
Poiché la malnutrizione è un sintomo frequente, la sua valutazione e la terapia nutrizionale di supporto sono aspetti importanti della gestione multidisciplinare dei pazienti.
A eccezione dello yogurt, i pazienti con malattie infiammatorie croniche intestinali tendono a evitare i latticini perché sembrano esacerbare i loro sintomi. Non c’è nessuna prova convincente che il latte e i suoi derivati agiscano quali fattori scatenanti delle recidive della malattia.
Non è dimostrato che una dieta a basso contenuto di fibre è superiore a una dieta normale (le fibre sono contenute ad esempio nell'insalata a foglia lunga, legumi, frutta secca, farina integrale). In caso di malattia attiva con diarrea e dolore addominale, il consumo di alimenti ricchi di fibra è scoraggiato nei pazienti con malattie infiammatorie croniche intestinali nella pratica clinica perché la fibra può causare sintomi gastrointestinali come gonfiore addominale, crampi, flatulenza e diarrea che sono indistinguibili da quelli causati dell’infiammazione.