La colonscopia è l'esame fondamentale nella diagnosi e nel monitoraggio delle malattie infiammatorie croniche intestinali (MICI). Questa importantissima procedura endoscopica permette infatti di visualizzare le pareti del grande intestino consentendo, grazie anche all'esecuzione contestuale di biopsie multiple, di valutare l'evoluzione della patologia e il successo delle terapie farmacologiche.
Inoltre la colonscopia è necessaria per monitorare gli esiti di interventi chirurgici e nella prevenzione di polipi e neoplasie: la loro incidenza può infatti essere maggiore nei pazienti con rettocolite ulcerosa o malattia di Crohn con interessamento del colon rispetto alla popolazione generale.
In molti casi i pazienti con MICI possono essersi imbattuti nell'espressione "colonscopia con ileoscopia retrograda". Qual è il significato di questo secondo termine? Partiamo col dire che la colonscopia è un esame di imaging che, per mezzo di una sonda flessibile, consente la visualizzazione dell'interno del retto, dei tratti che compongono il colon e del cieco.
Durante l'esame, il medico fa scorrere lo strumento partendo dall'ano fino a raggiungere la fine del grande intestino. Giunto al cieco, in molti casi si può tentare di eseguire, appunto, l'ileoscopia retrograda: in altre parole, si prova a eseguire una manovra che consente di esplorare anche l'ultimo tratto dell'ileo, per non più di 30 centimetri. Per farlo, con la punta dell'endoscopio il gastroenterologo forza la valvola ileocecale, collocata tra cieco e ileo. Non sempre però questa manovra è possibile: provvista di una muscolatura sfinterica, la valvola non è infatti sempre agevole da varcare.
La visualizzazione dell'ileo terminale è però molto importante per valutarne specifiche anomalie. Se infatti la colonscopia in generale è importante per tutti i pazienti con MICI, in quelli affetti da malattia di Crohn questa risulta particolarmente utile quando abbinata all'ileoscopia retrograda: caratteristica di questa patologia è che, a differenza della rettocolite ulcerosa, può colpire tutti i tratti del tubo digerente dalla bocca all'ano, e dunque non solamente il grande intestino. Inoltre la patologia tende a manifestarsi con grande frequenza proprio a livello dell'ultima ansa ileale, che non a caso può andare spesso incontro alla formazione di stenosi.
Una volta terminata, l'ileoscopia retrograda ha inizio la cosiddetta manovra di retrazione: il medico cioè estrae lentamente la sonda ripercorrendo a ritroso tutto il grande intestino. In questa fase ha quindi modo di rivedere per una seconda volta le pareti intestinali così da ridurre il rischio di non aver osservato eventuali lesioni o anomalie
Al contempo, in questa fase viene anche aspirata l'aria insufflata nell'intestino all'inizio dell'esame con lo scopo di migliorare la visibilità. La colonscopia con ileoscopia retrograda è un esame fastidioso ma generalmente ben sopportato: durante l'insufflazione si possono manifestare crampi addominali. In ogni caso l'esame è generalmente eseguito sotto sedazione cosciente e con somministrazione di antidolorifici.