Quale rapporto intercorre tra gli integratori e le MICI? Fanno bene? Chi dovrebbe assumerli?
Proviamo a rispondere a queste e altre domande…
Regimi alimentari restrittivi, assorbimento alterato a causa dell’infiammazione, aumento del fabbisogno metabolico sono fattori che contribuiscono al verificarsi di carenze tra vitamine e minerali fondamentali. Queste sono molto comuni tra i pazienti con una malattia infiammatoria cronica intestinale e possono contribuire alla gravità della malattia e al verificarsi di complicazioni, come il presentarsi di altre patologie correlate.
Normalmente anche i pazienti con una MICI potrebbero, come tutti gli altri, riuscire ad assumere tutte le vitamine e i minerali necessari al loro benessere attraverso una dieta nutriente e ben bilanciata. Tuttavia quando i sintomi si acuiscono, nel caso di attività della malattia o in pazienti con alcune complicazioni, può essere difficile acquisire tutti i nutrienti solo dal cibo. In quel caso potrebbe essere opportuno vagliare, sempre insieme al proprio medico, la possibilità di assumere integratori alimentari (specifici a seconda delle carenze osservate in ciascun paziente).
Questo sempre ricordando che a oggi vi sono pochi studi e ancor meno evidenze scientifiche definitive rispetto ai benefici dell’impiego di integratori.
Come ricordano Rossi et al. sullo European Journal of Gastroenterology & Hepatology (2016) ci sono alcuni integratori che, seppur meritevoli di attenzione e di ulteriori studi, non hanno prove a favore della loro efficacia.
Tra questi, menzioniamo ad esempio gli acidi grassi omega-2 (che hanno un generico effetto antinfiammatorio) o la curcumina (che sembrerebbe in grado di alleviare i sintomi in alcuni pazienti).
Altri integratori invece, se accostati alle malattie infiammatorie croniche intestinali possono essere realmente utili in caso di alcune carenze e per alcuni pazienti. Per esempio, ricordano gli studiosi, “un’integrazione di vitamina D può aiutare a migliorare la densità minerale ossea nei pazienti con MICI, oltre che ridurre l’attività della malattia. Inoltre, i pazienti con resezione dell’ileo maggiore di 20 centimetri possono andare incontro a carenza di vitamina B12 e avere bisogno di un’integrazione”.
Prima di cominciare ad assumere qualsiasi tipo di integratori è opportuno parlare con il proprio medico. Alcuni integratori che si pensa possano aiutare, potrebbero invece causare sintomi gastrointestinali come nausea o diarrea: altri possono contenere lattosio, coloranti artificiali, alditoli o conservanti che possono peggiorare i sintomi di una MICI, specialmente durante una fase di ricaduta della malattia.
Ecco una panoramica di quali sono le carenze più osservate nei pazienti con malattie infiammatorie croniche intestinali e di conseguenza gli integratori presi più spesso in considerazione.
Entrambi questi due nutrienti sono importanti per la sintesi del DNA e dell’RNA e per l’eritropoiesi, la produzione di globuli rossi, anche se in fasi diverse e in modi diversi.
La vitamina B12 viene assorbita nell'ultima sezione dell'ileo, che si trova alla fine dell'intestino tenue. Alcuni pazienti con malattia di Crohn localizzata in quest’area, in particolare quei pazienti che hanno dovuto subire un intervento di rimozione di parte o tutto l’ileo, potrebbero avere difficoltà ad assorbire abbastanza vitamina B12 solo con l’alimentazione.
L'acido folico aiuta il corpo a produrre e mantenere nuove cellule, oltre che a processare grassi e carboidrati. In alcuni pazienti con malattia infiammatoria cronica intestinale il naturale assorbimento dell’acido folico è compromesso.
L’acido folico è importante anche per le donne con MICI, soprattutto durante il periodo della gravidanza: per tale motivo spesso i medici raccomandano di assumere tale vitamina sotto forma di integratori.
Il calcio serve a mantenere sane le ossa e i denti. È raccomandato per tutti i pazienti con MICI, ma è particolarmente necessario nel caso di alcune terapie o per i pazienti che soffrono di osteopenia (bassa densità ossea) o osteoporosi (ossa deboli). Il calcio è più efficace se assunto insieme alla vitamina D
Tra tutte le carenze osservate nei pazienti con una MICI, la mancanza di vitamina D è quella che riceve più attenzione poiché questa aiuta il corpo ad assorbire il calcio e previene la compromissione del metabolismo osseo.
Ancora, la vitamina D è cruciale per il nostro sistema immunitario: è infatti un micronutriente particolarmente importante per le persone che hanno una carenza di calcio, con osteopenia o osteoporosi. Tuttavia, sottolineano i ricercatori della University of Arizona nella loro revisione, le fonti naturali di vitamina D sono da preferirsi (pesci come salmone, sgombro, aringhe, il famoso fegato di merluzzo).
La vitamina A è molto importante per la vista, per lo sviluppo delle ossa, dei denti e per una buona risposta immunitaria. Essendo una vitamina liposolubile risulta difficilmente assimilabile per i pazienti che hanno difficoltà ad assorbire il grasso, come coloro che presentano una malattia infiammatoria cronica intestinale. I pazienti con MICI che presentano questa carenza hanno infatti un indice di massa corporea e una quantità di grasso corporeo inferiori rispetto agli altri.
Studi su pazienti sono molto pochi e con risultati contrastanti. I ricercatori sottolineano tuttavia che è comunque prudente, in pazienti con una chiara e confermata carenza di questa vitamina, impiegare integratori per lo meno fino a raggiungere i livelli giornalieri consigliati: 900μg per un uomo adulto e 700μg per una donna adulta.
Lo zinco è un minerale essenziale che gioca un ruolo chiave in molti aspetti: aiuta il sistema immunitario, è necessario alla sintesi delle proteine e del DNA, alla divisione cellulare, alla rimarginazione delle ferite e contribuisce alla funzionalità della barriera intestinale. Diarrea, chirurgia di rimozione, e una malattia che va ad estendersi fino all’intestino tenue sono tutti fattori che contribuiscono a una carenza di questo minerale nei pazienti con una malattia infiammatoria cronica intestinale: si stima che circa il 15% dei pazienti soffra di una carenza di zinco.
Un recente studio della University of Chicago ha mostrato che la carenza di zinco in pazienti con rettocolite ulcerosa e malattia di Crohn è associata a peggiori outcome clinici (ossia l'insieme dei risultati ottenuti dai diversi programmi terapeutici sulle singole menomazioni e disabilità), con un più alto rischio di ospedalizzazione, chirurgia e complicazioni legate alla malattia. Secondo gli autori di questo studio, una regolarizzazione dei livelli comporta un miglioramento degli outcome e una riduzione dei rischi, oltre a suggerire l’impiego di integratori fino alle dosi giornaliere raccomandate.
ll ferro è un componente dell'emoglobina, che si trova nei globuli rossi e trasporta ossigeno in tutto il corpo. L’infiammazione, il compromesso assorbimento intestinale, e la perdita di sangue dalle ulcere intestinali possono contribuire a una carenza di ferro che a sua volta porta a un’anemia e a un senso di stanchezza. Queste condizioni sono frequentemente osservate in molti pazienti con una malattia infiammatoria cronica intestinale.
Assumere integratori di ferro è una delle soluzioni principali per colmare questa carenza, tuttavia questi possono non essere efficaci; in alcuni casi, potrebbero essere poco tollerati e causare possibili eventi avversi (dolore epigastrico, nausea, flatulenza o diarrea) che possono scoraggiare i pazienti dal portare avanti il trattamento fino alla fine. Sono poco efficaci in pazienti con alti livelli di proteina C-reattiva.
In generale, gli integratori di ferro sono più sicuri ed efficaci nei pazienti con malattia in uno stato di riposo, inattiva, o in casi di malattie più lievi.