La malattia di Crohn è una malattia infiammatoria cronica intestinale (MICI) che può colpire tutto il tubo digerente e non solamente l'intestino: può infatti coinvolgerne qualsiasi tratto, provocando infiammazione, ulcere e stenosi. Proprio in questa patologia, a differenza della rettocolite ulcerosa, non è raro che sia presente un interessamento a livello dell'ano con la formazione di ascessi perianali, ovvero raccolte di pus che causano dolore e febbre, o di fistole, ovvero anomali aperture che si vengono a creare attorno al canale anale. Si tratta, in entrambi i casi, di condizioni che hanno un impatto enorme sulla qualità di vita dei pazienti.
In particolare, a livello anorettale le fistole nella malattia di Crohn si distinguono in semplici e complesse: nel primo caso, sono superficiali e coinvolgono solo la parte più esterna del canale anale, mentre nel secondo originano nella parte superiore del canale e presentano più orifizi esterni e ascessi. Le fistole sono molto comuni nei pazienti affetti da questa patologia: si manifestano in una percentuale che va dal 25 al 50% dei soggetti. Si presentano con dolore, sanguinamento, bruciore, febbre e perdita di secrezioni.
La diagnosi, in presenza di sospetto clinico, parte dall'esplorazione eseguita manualmente dal Gastroenterologo, che consente di identificare la presenza di lesioni, ascessi, ipertono anale e altri segni utili alla diagnosi, il tutto viene poi confermato con l'anoscopia o la rettoscopia.
Alcuni esami di imaging permettono di osservare tali lesioni: l'ecografia del pavimento pelvico, l'ecografia transanale e quella transperineale.
Se il sospetto è confermato, può essere utile la risonanza magnetica delle pelvi che consente di valutare l'estensione e l'interessamento della fistola.
La terapia delle fistole anali e perianali nella malattia di Crohn rappresenta ancora oggi una sfida: in particolare, quelle complesse sono spesso resistenti alle terapie e, anche dopo gli interventi chirurgici destinati a chiuderle, mostrano tassi di recidive particolarmente alti. Non di rado, inoltre, questi interventi possono causare complicanze quali ritenzione urinaria e incontinenza anale. Per risolvere i casi più complessi, sono state proposte diverse alternative terapeutiche, tra le quali quelle che impiegano le cellule staminali.
In particolare, è stato messo a punto un nuovo approccio chirurgico mininvasivo, che evita il rischio di danneggiamento degli sfinteri, preservando quindi la continenza fecale.
In questo nuovo tipo di interventi, dopo aver ripulito la fistola, vengono iniettate al suo interno cellule staminali provenienti dal tessuto adiposo.
Queste cellule hanno infatti un'azione rigenerativa, antinfiammatoria e immunomodulante da tempo già nota alla medicina. Possono essere ottenute da lavorazione in laboratorio, ma possono anche provenire da trapianto autologo, cioè prese dallo stesso paziente tramite liposuzione.
Le percentuali di successo di questi trattamenti innovativi - che, lo ricordiamo, sono ancora in uno stadio iniziale - sembrano promettenti.
Ansari P., Fistola anorettale, Manuale Msd
Ascessi e Fistole Anali, Colorectal and Pelvic Floor Diseases Center
Carvello M et al, Mesenchymal Stem Cells for Perianal Crohn's Disease. Cells. 2019
Curare le fistole anali con le cellule staminali: al San Raffaele un intervento innovativo, Ospedale San Raffaele
Ecografia del pavimento pelvico, transanale e transrettale, Società italiana di chirurgia colorettale
Fistola di Crohn, Società italiana di chirurgia colorettale
Gasbarrini et al, La Malattia Perianale nella Malattia di Crohn, Cemad, Policlinico Gemelli
Qual è il trattamento della malattia di Crohn perianale?, Dar-Win
EM-135635