Le evidenze attuali sottolineano l'importanza ed il ruolo del centro esperto nel percorso di definizione diagnostica e successiva gestione terapeutica del paziente affetto da ipertensione arteriosa polmonare (PAH).
Un recente studio retrospettivo dell'Università di Pittsburg Medical Center, con una coorte complessiva di 580 pazienti, ha fornito interessanti dati per quanto concerne le differenze tra centro di riferimento e strutture non specialistiche. Da un punto di vista dei dati demografici e clinici, i pazienti afferenti al centro di riferimento erano prevalentemente più giovani, di sesso femminile e con una maggiore percentuale di comorbilità associate.
I risultati di questo studio retrospettivo documentano un più ampio uso, da parte del centro esperto, dei farmaci delle 3 differenti classi disponibili con una prognosi migliore per i pazienti presi in carico. Il dato della sopravvivenza è stato confermato anche dopo analisi statistica, corretta per età, comorbilità e severità della PAH. Inoltre, focalizzando l'attenzione sulla mortalità entro i primi 6 mesi dalla diagnosi, la sopravvivenza complessiva dei pazienti riferiti precocemente al centro esperto risultava ancora superiore rispetto agli altri pazienti (89.6% versus 76.1%).
Come sottolineato dagli autori, i dati della ricerca retrospettiva testimoniano che la cura della PAH in un centro esperto è associata ad una migliore prognosi, la cui genesi è verosimilmente multifattoriale: ampio uso dei diversi farmaci disponibili per la PAH, maggiore aderenza alle strategie gestionali indicate dalle linee guida. Studi futuri dovrebbero esplorare ulteriormente l'esatto contributo dei processi di gestione del centro esperto nell'influenzare l'esito.
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Pi H et al. Chest. 2020 Jul;158(1):330-340.