Molti pazienti affetti da malattie infiammatorie croniche intestinali (MICI) si pongono interrogativi circa l’alimentazione da adottare nella loro condizione. Al momento non esiste una dieta specifica che sia dimostrato poter controllare l'evoluzione nel tempo della malattia di Crohn e della rettocolite ulcerosa. È certo però che un'alimentazione disordinata, ricca di grassi e di cibi industriali (come il cosiddetto junk food o cibo spazzatura) è dannosa per tutti, e a maggior ragione per chi ha una MICI.
Ad esempio un'indagine condotta nel 2015 nel contesto del National Health Interview Survey, voluto negli Usa dai Centers for Disease Control and Prevention, aveva dimostrato che esiste un'associazione tra alimenti ricchi di sale, zucchero, grassi e conservanti e le malattie infiammatorie croniche intestinali.
L'ipotesi di fondo è infatti che gli alimenti che assumiamo, capaci di influenzare la composizione del microbiota intestinale, possano favorire condizioni che predispongono a varie patologie intestinali tra cui anche la malattia di Crohn e la rettocolite ulcerosa. Lo hanno dimostrato anche ricercatori del dipartimento di gastroenterologia ed epatologia dell'Università di Groningen (Paesi Bassi).
Gli autori hanno chiesto a un gruppo di poco più di 1400 adulti, tra sani e affetti da MICI o da sindrome dell'intestino irritabile, di compilare un diario delle loro abitudini alimentari. Dopo aver prelavato campioni di feci, hanno correlato i livelli infiammatori intestinali individuati con la composizione del microbiota e gli alimenti preferiti. Risultato?
I minori livelli infiammatori sono stati riscontrati in chi segue una dieta mediterranea. Non solo: anche una dieta ipocalorica a basso contenuto di proteine sembra aiutare a controllare l’infiammazione connessa alle MICI, benché da sola questa non sia sufficiente a evitare recidive. A illustrarlo, in questo caso, è uno studio condotto su modello animale presso la University of Southern California a Los Angeles.
Studi come questi sembrano dunque confermare che gli alimenti fortemente elaborati e di origine industriale - tipicamente ricchi di zuccheri raffinati e di grassi - sono correlati a maggiore rischio di MICI. Ma non è l'unica prova: conta anche il legame statistico tra gli stili di vita e la prevalenza a livello globale della malattia di Crohn e della rettocolite ulcerosa.
Ricercatori dell'università di Hong Kong raccolsero anni fa dati pubblicati tra il 1990 e il 2016 nel corso di 119 studi: i risultati confermarono come nei Paesi occidentali, dove il junk food e l'alimentazione disordinata sono di casa, le MICI hanno prevalenze elevate. In testa alla classifica ci sono infatti i Paesi europei (Norvegia e Germania sopra tutti) e il Nord America.
I continenti con prevalenze più ridotte sono invece quelli in cui le cattive abitudini connesse al progresso economico non sono ancora penetrate, e quindi Africa e Asia in primis. Curiosamente, ma non troppo, l'unico Paese asiatico che mostra una prevalenza di casi di MICI simile a quella europea è l'occidentalizzato Giappone.