In alcuni pazienti la rettocolite ulcerosa, così come la malattia di Crohn, può portare alla necessità di interventi chirurgici. Se infatti nella maggioranza dei pazienti questa patologia può oggi essere adeguatamente controllata con una terapia medica, in una percentuale che oscilla tra il 7 e il 10 per cento dei casi la chirurgia diventa indispensabile. Questi pazienti sono tipicamente sottoposti a una colectomia oppure a una proctocolectomia: con la prima viene interamente asportato il colon lasciando intanto il retto, con la seconda anche quest'ultimo viene rimosso.
Sono essenzialmente tre le condizioni che richiedono questi interventi:
In presenza di un'urgenza. Quando la rettocolite ulcerosa si presenta in forma fulminate, cioè con un' infiammazione di grado elevato accompagnata da un sanguinamento massivo o da una perforazione intestinale, il paziente deve essere operato in urgenza: queste condizioni potrebbero infatti metterlo a serio rischio. Discorso analogo quando si presentano complicanze improvvise come il megacolon tossico, ovvero una dilatazione del colon prodotta dall'infiammazione che può portare a perforazioni. In tutti questi casi, e in assenza di un miglioramento dopo una terapia medica intensiva protratta per tre giorni, il paziente deve essere operato. Va detto che queste condizioni di totale emergenza riguardano fortunatamente una minima parte di quella già ridotta percentuale di pazienti con rettocolite ulcerosa che necessitano di un intervento.
Quando le terapie mediche falliscono. Dopo aver provato tutte le opzioni terapeutiche senza aver ottenuto risultati soddisfacenti in termini di qualità di vita, l'intervento può rappresentare una soluzione. È quindi importante che il medico ne discuta con il paziente;
Quando è presente un rischio tumorale. Una rettocolite ulcerosa diagnosticata da diversi anni può, in alcuni casi, portare allo sviluppo di displasie. Con questo termine si indicano alcune alterazioni cellulari della parete intestinale che possono predisporre al cancro del colon. In alcuni di questi casi, così come quando sono già presenti lesioni tumorali o pre-tumorali, potrebbe essere consigliato l'intervento chirurgico a scopo preventivo.
La scelta tra le due tipologie di interventi chirurgici per la terapia della rettocolite ulcerosa, ovvero la colectomia e la proctocoletomia, dipende dalla condizione del paziente ma anche dalle tre casistiche che abbiamo indicato: per ciascuna può essere più indicata l'una o l'altra.
Dal momento che questa malattia colpisce esclusivamente il colon e il retto, è facile intuire come la loro asportazione sia di fatto l'unico tipo di trattamento in grado di eradicare totalmente la malattia oltre che di prevenire il rischio di cancro al colon. Si tratta ovviamente di interventi complessi che tuttavia possono consentire al paziente di ottenere giovamenti notevoli in termini di qualità di vita.
Le metodiche impiegate per condurre questi interventi sono diverse e oggi sempre meno impattanti in termini di recupero post-operatorio.
Nel caso della colectomia sono asportati cieco, colon ascendente, colon trasverso, colon discendente e sigma. Nel corso di un primo intervento viene confezionata una stomia sull'addome per la raccolta delle feci e, solo alcuni mesi dopo, la parte terminale dell'intestino tenue è collegata al retto così da consentire la rimozione della stomia e il recupero della continenza fecale.
Invece, in caso di asportazione del retto (proctocolectomia), dopo un periodo durante il quale il paziente convive con la stomia con un secondo intervento viene ricostruito un retto artificiale impiegando l'ultima parte del tenue, ripiegata su se stessa e collegata all'ano: si tratta della pouch ileale. Anche in questo caso è possibile mantenere una normale continenza.