Nella malattia di Crohn e nelle Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali in generale si hanno poche certezze. Purtroppo, quello che si sa, è che guarire dalla malattia di Crohn completamente per ora non si può. Proprio questo vuol dire il “croniche” di Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali: sono condizioni che durano tutta la vita. Ciò però non esclude la possibilità di una gestione della patologia in grado di limitarne l’impatto.
Sebbene non vi sia al momento una terapia “definitiva” per la Malattia di Crohn esistono opzioni terapeutiche in grado di mandare in remissione la patologia. La risposta infiammatoria abnorme può essere controllata dalle terapie , riducendo sensibilmente la sintomatologia.
Recentemente, poi, sta diventando sempre più chiaro che un ruolo importante per il benessere del paziente, soprattutto nel periodo di remissione, potrebbe averlo l’alimentazione.
Tanto per cominciare è importante che un paziente con malattia di Crohn si nutra adeguatamente per mantenere un buon livello di energie e contrastare il ridotto assorbimento di alcuni nutrienti essenziali causato dalla diarrea.
Inoltre, alcuni regimi alimentari sembrano essere risultati più benefici per alcuni pazienti, mentre alcune tipologie di alimenti in particolare tendono a esacerbare i sintomi. Quali siano esattamente gli alimenti da evitare o da prediligere è spesso diverso da paziente a paziente. Consultare un nutrizionista specializzato e farlo collaborare con il proprio gastroenterologo può aiutare a mettere a punto un’alimentazione appropriata.
Alle volte, tuttavia, anche seguendo una terapia e un’alimentazione adeguata risulta necessario sottoporsi a un intervento chirurgico di rimozione di parte del colon infiammato. L’intervento chirurgico nella malattia di Crohn diventa necessario quando i farmaci non sono più efficaci o quando il paziente sviluppa una fistola (un canale tubulare che mette in comunicazione due strutture anatomiche che non dovrebbero essere comunicanti), una fessura o un’ostruzione del lume intestinale. Circa il 66-70% dei pazienti con questa patologia deve, prima o poi, sottoporsi a un intervento. Grazie alla chirurgia i sintomi possono scomparire per un lungo periodo, anche per diversi anni.
L’intervento necessario non è sempre lo stesso nel caso di tutti i pazienti, ma dipende da diversi fattori, per esempio dall’intensità dell’infiammazione e dalle aree da essa interessate.
Un primo esempio di intervento a cui può essere necessario sottoporre un paziente con malattia di Crohn è la resezione intestinale. Questa è una rimozione di parte dell’intestino nella quale si sono verificate ostruzioni ascessi o fistole. Poiché la possibilità di recidiva anche dopo intervento chirurgico è molto alta, si cerca di rimuovere porzioni non troppo estese di intestino. In presenza di stenosi, in talune condizioni, un alternativa a questo intervento è la stricturoplastica in cui non vi è rimozione di alcuna parte dell’intestino ma si pratica un allargamento della parete intestinale che permette di ripristinare il regolare transito. Di solito questa è la via prescelta se il paziente si è già sottoposto in passato a una resezione intestinale.
Un intervento molto più drastico di questi è la colectomia, ovvero la rimozione dell’intero colon. Viene presa in considerazione solo quando l’infiammazione è particolarmente severa e interessa un’area molto estesa. Se il retto non è interessato, dopo la rimozione si connette questo all’ileo, il piccolo intestino. Nel caso in cui, invece, anche il retto sia interessato, si può dover ricorrere a una proctocolectomia, in cui vengono rimossi sia il colon sia il retto. In questo caso viene praticata anche un’ileostomia: un intervento nel quale alla fine del piccolo intestino si apre un varco (stoma) nel basso addome al quale è connessa una sacchetta esterna (nascosta poi dai vestiti) per raccogliere i residui intestinali.
Il primo segno di una possibile fase di remissione è la scomparsa di sintomi quali dolore, diarrea o affaticamento. Inoltre gli esami di routine del sangue e delle feci possono presentare valori di alcune sostanze (per esempio la calprotectina fecale tali da indicare una diminuzione dell’infiammazione. Infine, esami più approfonditi e invasivi (colonscopia ed endoscopia) e non (risonanza magnetica ed ecografia) possono mostrare che le lesioni sulla mucosa si stanno rimarginando insieme alle alterazioni della parete intestinale .
Remissione tuttavia non è sinonimo di cura. La malattia di Crohn, come anche la rettocolite ulcerosa, è caratterizzata da un andamento ciclico nel quale alle fasi di remissione si alternano fasi di riacutizzazione. Fortunatamente una fase di remissione può durare a lungo, soprattutto se ci si attiene alle indicazioni del medico, si prosegue il trattamento, si mantiene un’alimentazione corretta e si evitano possibili agenti scatenanti come fumo o alcolici.